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Marc, regista in ambasce, “triste la mattina e manipolato al pomeriggio”, gira film che non vuole vedere. Ipercinetico e soggetto a frequenti crisi di collera, fugge i produttori che vorrebbero ridimensionare il suo lavoro e si ripara nelle Cevenne, nella casa di una vecchia zia che sa meglio di chiunque altro gestire la sua instabilità. In quell’angolo di mondo trascina tutti i suoi collaboratori, i più fedeli, deciso a realizzare finalmente la sua opera più radicale. Incontenibile e ossessivo, tormenta la sua équipe giorno e notte e trova mille scuse per distogliere la sua attenzione dal progetto principale. In pieno montaggio si lancia in progetti folli e stravaganti: la costruzione di uno studio di montaggio in un camion, un documentario su una formica (ogni giorno la stessa!), un film d’animazione su una volpe che si sogna parrucchiera… Ogni nuova idea rincorre la precedente, fino al giorno della verità e dell’ultimo ciak.
Nuova edizione restaurata da Walt Disney Studios in collaborazione con The Academy Film Archive, MoMA e The Film Foundation.
La giovane dottoressa Petersen, assistente in una casa di cura per malati di mente, apprende un giorno che il Dr. Edward, noto scienziato, è stato nominato direttore in sostituzione del Dr. Fleury. Giunge il nuovo direttore ma un complesso di indizi molto seri fanno pensare alla dottoressa di trovarsi di fronte ad un caso di sostituzione di persona. Dopo qualche giorno il nuovo direttore le confessa di non essere il Dr. Edward ma di esserne l’assassino. Durante la notte quest’essere enigmatico lascia la clinica. Quando riesce a rintracciarlo, la dottoressa si convince ben presto di aver a che fare con un malato di mente…
Continua a grande richiesta la rassegna Cinemino Classics, l’appuntamento che ripropone i capolavori del cinema sul grande schermo in versione originale con sottotitoli in italiano. Appuntamento fisso tutti i lunedì alle 21.30, il Cinemino è pronto ad accompagnare gli spettatori alla riscoperta (o scoperta) dei film che hanno segnato la storia del cinema.
Film diretto da Giorgio Diritti, racconta la storia di Lubo Moser (Franz Rogowski), un giovane jenisch, ovvero un appartenente a una delle popolazioni nomadi definite “zingare”. L’uomo ha un carattere forte e al tempo stesso allegro, è molto legato alla sua famiglia, formata dalla moglie Mirana e dai loro tre figli. A Lubo la vita nomade non pesa, anzi adora essere libero spostarsi di volta in volta con il carro e racimolare denaro suonando la fisarmonica nei suoi spettacoli in piazza.
Siamo negli anni Trenta e dalla Germania soffia un vento di guerra, che si ripercuote su ogni frontiera europea. In questo clima teso il governo svizzero dichiara la mobilitazione dei suoi cittadini maschi, compresi gli zingari. È così che Lubo si ritrova in divisa con il compito di controllare e difendere i confini. L’uomo accetta di sottostare ai comandi dei suoi superiori, convinto che quella situazione, che vive come una prigionia, prima o poi finirà e lui potrà tornare alla vita di sempre.
Una notte Lubo riceve la visita di suo fratello, giunto per portagli tragiche notizie dal campo nomadi dopo l’intervento della polizia. Una parte di Lubo sembra morire per far posto a un uomo diverso, mosso da una sete di vendetta, che lo porterà a pronto a riformulare il senso di giustizia e a riconsiderare quel labile confine tra bene e male.
La scrittrice tedesca Sandra Voyter sta rilasciando un’intervista nello chalet sulle montagne vicine a Grenoble dove vive insieme al marito Samuel Maleski e al loro figlio non vedente Daniel. La conversazione fra lei e la giovane giornalista divaga, ed è infine interrotta dalla musica a tutto volume suonata da Samuel. Qualche ora dopo Samuel viene trovato morto sul selciato innevato davanti allo chalet: si è gettato o è stato ucciso? Sarà questo il dilemma da risolvere attraverso un’indagine minuziosa e un processo complicato e seguitissimo dai media. Ad assistere Sandra, principale indagata, è l’avvocato Vincent Renzi, suo amico di lunga data, e ciò che emergerà dalle indagini, prima ancora che un verdetto, è il problematico rapporto coniugale fra Sandra e Samuel, che ha trovato il punto di rottura nell’incidente all’origine della cecità di Daniel.
Film diretto da Claudio Bisio, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Siamo nell’estate del 1943, quattro bambini, che nonostante i tempi duri che stanno vivendo, mantengono la loro voglia di scoprire il mondo giocando per strada. Sono molto diversi tra di loro, ma ancora non lo sanno.
Italo (Alessio Di Domenicoantonio) è figlio di un ricco Federale, Cosimo (Vincenzo Sebastiani) ha il papà che combatte al confino, Vanda (Carlotta De Leonardis) è un’orfana e Riccardo (Lorenzo McGovern Zaini) è figlio di un’agiata famiglia ebrea. I loro giochi, che simulano la guerra in maniera del tutto innocente, li porta a fare un “patto di sputo” che li rende inseparabili.
Nell’autunno dello stesso anno, Riccardo viene portato in un campo di concentramento insieme ad altri mille ebrei del Ghetto. I suoi amici decidono di onorare il patto andando in missione per convincere i tedeschi a liberarlo. Ad accompagnarli ci sono due adulti, Agnese (Marianna Fontana), suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, e Vittorio (Federico Cesari), fratello di Italo.
Inizia così un viaggio attraverso l’Italia dilaniata dalla guerra, una storia di spensieratezza e di desiderio di libertà vista dagli occhi dei ragazzini che, guidati dall’incoscienza dell’infanzia, non si arrendono neanche di fronte a una delle pagine più oscure della storia mondiale.
Film diretto da Emma Dante, è ambientato in Sicilia, precisamente in un piccolo borgo sul mare, su cui si ergono tra i rifiuti e i rottami alcune casupole realizzate in pietra grezza, mentre alle spalle del paesino vi è una montagna maestosa. È qui che è nato e cresciuto Arturo (Simone Zambelli), figlio della miseria e della violenza, nonché orfano di madre, morta dopo averlo messo al mondo. Si prendono cura di lui Betta, Nuccia e la giovane Anna (Simona Malato, Tiziana Cuticchio e Milena Catalano), prostitute proprio come sua madre, che lo trattano come se fosse figlio loro. Quella delle tre donne è una misericordia di un amore disperato fatto di carezze e insofferenza, crudeltà e tenerezza.
Quando Arturo compie 18 anni sembra un ibrido tra un bambino e un uomo molto anziano. È nato “difettoso”, si muove in maniera strana e prende parte al mondo e alla vita con un animo diverso dagli altri. Guarda le persone che ha intorno proprio come quella montagna, che scala senza alcuna paura. È un invisibile fra gli invisibili, ma – come chiunque a Contrada Tuono – Arturo deve combattere per sopravvivere; eppure, il suo sguardo puro e diverso porta dentro di sé la speranza.
Anni Ottanta. Arthur ha un talento raro: riesce a percepire, come un rabdomante, la presenza delle tombe etrusche che costellano il litorale tirrenico, virtù apprezzata dai suoi amici tombaroli in cerca di reperti da rivendere al mercato nero. Ma mentre loro inseguono un profitto di sopravvivenza che non li renderà mai ricchi (perché quello è il “talento” dei grandi trafficanti), “l’inglese” è alla disperata ricerca di un passaggio verso l’aldilà che potrebbe ricongiungerlo a Beniamina, la ragazza che ha amato e perduto. Italia, a dispetto del nome, è straniera come Arthur, ed è l’unica in grado di accendere nel giovane uomo un nuovo interesse per la vita. Va a stanarlo sulle pendici della città, dove vive in una baracca che solo lei trova bella, e solleva il suo sguardo da quella terra che lo attira come un magnete. Italia è anche l’unica ad intravvedere, fra gli incroci dei rami che paiono bacchette da rabdomante, il fantasma di certi uomini appesi a testa in giù, rivolti verso il mondo di sotto come Orfei irresistibilmente attratti da una loro Euridice.