Ladri di biciclette

Ladri di biciclette

  • 88 min.
  • Drammatico
  • 1948 (Italia)

“Perché pescare avventure straordinarie quando ciò che passa sotto i nostri occhi e che succede ai più sprovveduti di noi è così pieno di una reale angoscia?” (Vittorio De Sica). Da divo brillante della commedia anni Trenta, De Sica si trasforma in maestro del cinema, tra i massimi protagonisti del neorealismo italiano. Ladri di biciclette è uno dei capolavori realizzati in coppia con Zavattini. Il quadro di miseria dell’Italia del dopoguerra è condensato magistralmente nella storia di un attacchino cui viene rubata la bicicletta, unico mezzo di sostentamento per sé e la famiglia. André Bazin lo definì “il centro ideale attorno al quale orbitano le opere degli altri grandi registi del neorealismo”. Oscar per il miglior film straniero.

Restaurato nel 2018 da Cineteca di Bologna, Compass Film e Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Arthur Cohn, Euro Immobilfin e Artédis presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata

  • Regia:Vittorio De Sica
  • Interpreti:Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carell, Elena Altieri, Gino Saltamerenda, Vittorio Antonucci, Giulio Chiari, Mario Meniconi, Ida Bracci Dorati, Fausto Guerzoni, Carlo Jachino, Sergio Leone, Massimo Randisi, Checco Rissone, Michele Sakara, Peppino Spadaro, Nando Bruno, Eolo Capritti, Giovanni Corporale, Emma Druetti, Giulio Battiferri, Memmo Carotenuto
  • Musiche:Alessandro Cicognini
  • Fotografia:Carlo Muontori
  • Montaggio:Eraldo Da Roma
  • Produzione:Produzioni De Sica
  • Distributore:Cineteca di Bologna
  • Premi:Oscar come miglior film straniero e vincitore di 6 Nastri d'argento: Miglior film, Miglior regia a Vittorio De Sica, Miglior sceneggiatura a Suso Cecchi d'Amico, Vittorio De Sica, Cesare Zavattini, Miglior soggetto a Cesare Zavattini, Miglior fotografia a Carlo Montuori, Miglior musica a Alessandro Cicognini
  • “L’aneddoto è debole specie alla partenza: una bicicletta di terza mano non è poi difficile da ottenere in Italia. Superato il piccolo impaccio iniziale, il racconto corre via geniale e felice. E’ un capolavoro fatto di nulla, tra il primo Clair e il secondo Chaplin, pieno di delicate osservazioni d’ambiente, di trovate d’atmosfera: un’elegia nata sotto il segno della grazia, e che sarà difficile ripetere […]”. (Piero Bianchi, “Filmcritica”, 6/7, giugno/luglio 1951)

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