Fellini 100: Amarcord
Fellini 100: Amarcord
Amarcord
- 127 min.
- Commedia, drammatico
- 1974 (Italia)
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di uno degli autori più importanti della storia del cinema mondiale, Federico Fellini. Per l’occasione la Cineteca di Bologna, in collaborazione con CSC – Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà, distribuisce cinque suoi capolavori in versione restaurata.
Esattamente vent’anni dopo avere raccontato la storia di una fuga dalla provincia in I vitelloni, l’autore ritorna in quel piccolo mondo, ricostruendo gli ambienti della sua adolescenza a Cinecittà e a Ostia. La famiglia che vediamo rievocata nel film è quella dell’amico d’infanzia Titta Benzi e intorno a lui pullula un’umanità descritta con tinte sanguigne e linee grottesche (soprattutto i rappresentanti delle istituzioni, il clero e i gerarchi fascisti), con tenera sensualità (Gradisca) e un’ironia al tempo stesso affettuosa e graffiante. La vitalità delle figure che popolano il film (compresa l’emarginata ninfomane Volpina) cela una sotterranea, profonda malinconia. Il piccolo borgo romagnolo degli anni Trenta riassume una delle più penetranti immagini dell’Italia secondo Fellini: un piccolo mondo immaturo e conformista, succube di un regime becero e mistificatore, o tristemente impotente di fronte alle sue violenze.
- Regia:Federico Fellini
- Interpreti:Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Stefano Proietti, Giuseppe Ianigro, Nandino Orfei, Ciccio Ingrassia, Carla Mora, Magali Noël, Luigi Rossi, Maria Antonietta Beluzzi, Josiane Tanzilli
- Sceneggiatura:Danilo Donati
- Musiche:Nino Rota
- Fotografia:Giuseppe Rotunno
- Montaggio:Ruggero Mastroianni
- Produzione:Franco Cristaldi per F.C./P.E.C.F.
- Distributore:Cineteca di Bologna
- Premi:Premiato in tutto il mondo, Amarcord vinse l'Oscar come Miglior film straniero
“Da astuto osservatore ed interprete della cultura popolare italiana, Fellini riteneva che, durante il periodo fascista, l’italiano medio avesse ben poca familiarità con le ideologie politiche e che dunque gli anni nei quali il regime di Mussolini godette di un ampio appoggio popolare non potevano essere spiegati semplicemente postulando una nazione di deviati sessuali, oppure mediante la teorizzazione di una cospirazione per reprimere la classe lavorativa. Il fascismo dominò l’Italia per più di venti anni esattamente perché fu in grado di sfruttare una debolezza archetipica degli italiani: l’eterna adolescenza. E l’impatto emozionale che il film ebbe sui più svariati spettatori di tutto il mondo e non solo su quelli più o meno interessati se non coinvolti nel periodo fascista della recente storia italiana, fu dovuto proprio al fatto che Fellini si rifiutò di girare un film ‘politico’ che intendesse denunciare una delle ‘vergogne’ del popolo italiano. […] Prima di tutto Amarcord evita di dividere gli abitanti di questa Rimini della memoria in ‘eroi buoni’ (gli antifascisti) e cattivi malvagi (i fascisti). La gente del paese, al contrario, si modella sotto le mani di Fellini in una galleria di tipi comici, tutti o quasi già presenti nei film precedenti del regista. Alcuni di questi, infatti, avevano fatto la loro comparsa nelle sequenze dedicate ai ricordi dell’infanzia e delle origini provinciali ne I clowns e Roma. Prima di essere individui sinistri e psichicamente malati, i fascisti di Fellini sono dei clown, manifestazioni evidenti di un arresto nello sviluppo, caratteristica questa condivisa da quasi tutti gli abitanti della cittadina.”
– Peter BondanellaATTENZIONE! Il Cinemino è un cineclub e l’ingresso in sala è riservato ai soci
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