Duse

In un’Italia sospesa tra le macerie della Grande Guerra e l’avanzata inquietante di nuovi poteri autoritari, Eleonora Duse attraversa un momento delicato nella sua vita e nella sua carriera. La sua è una presenza che ha segnato il teatro europeo, ma ora vive un tempo di lontananza dalle scene, con la fama che oscilla tra memoria e oblio. Eppure, quando la storia si fa pressante e le voci del potere e del cambiamento soffocano ogni respiro, Eleonora avverte un richiamo forte: tornare ad esistere sul palcoscenico. Non è nostalgia o vanagloria tardiva, ma una necessità profonda: l’arte come ultimo spazio di verità. Il teatro si trasforma in rifugio e in arena, dove ogni gesto carica di senso, ogni parola si fa testimonianza. Là, dove il tempo consuma, Duse sceglie di riaffermare sé stessa. Intorno a lei si intrecciano relazioni complesse: affetti, distanza e speranze, mentre le condizioni economiche, le trasformazioni sociali e la fragilità fisica diventano sfide reali. Eleonora Duse non è solo figura storica, ma simbolo vivente: l’artista che non accetta di cedere, la donna che resiste, l’individuo che trae forza dalla propria voce, anche quando tutto invita al silenzio.

Con Duse, Pietro Marcello non firma un biopic tradizionale, ma un’opera visionaria e riflessiva. Materiali d’archivio, immagini pittoriche, scenari storici e momenti intimi si fondono in un ritratto che è insieme collettivo e personale. Duse è restituita come donna attraversata dal tempo, portatrice di fragilità e determinazione, memoria e battaglia.

Valeria Bruni Tedeschi dà corpo a questo ritratto con intensità: non imitando la Divina, ma cercando la sua essenza, le sue ombre, la sua voce. Accanto a lei, una compagnia che gravita attorno a figure storiche come Gabriele D’Annunzio e relazioni private che contribuiscono a disegnare il paesaggio umano della protagonista.

Tra suggestioni storiche, palpiti d’anima e riflessioni sull’arte e sulla libertà, Duse interroga lo spettatore sul valore dell’espressione artistica, sulla responsabilità dell’arte in tempi avversi, sulla possibilità di resistere attraverso la bellezza. Non è solo omaggio: è meditazione su un presente che riflette il passato.